Rovigno. Una collana per preservare l’antico idioma

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 La copertina del librocopertina
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Rovigno. Torre dell’orologio: riecco le campane

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Dopo una meticolosa opera di restauro, ieri mattina sono state riposizionate le due campane che spiccano sul tetto della torre dell’orologio di Rovigno. Quasi due anni fa, nell’ambito della tutela e della valorizzazione degli edifici storici nel nucleo cittadino, l’edificio era stato interessato da lavori che avevano incluso il riassetto della facciata, la pulizia degli elementi in pietra, il restauro del rilievo dello stemma e del Leone di San Marco e la ricostruzione della scalinata. A causa delle infiltrazioni della pioggia, si era resa indispensabile pure la riparazione del tetto, per cui verso la fine dello scorso anno le campane erano state rimosse per consentire i lavori. L’intervento è stato effettuato in base al progetto principale di Zoran Šušulić, con la supervisione della ditta CON-TEC di Pola, il tutto coordinato dalla ditta ZIK di Rovigno.

Con il riposizionamento delle antiche campane, la ristrutturazione della torre dell’orologio, uno dei monumenti più pittoreschi della città, sta volgendo finalmente al termine e con la rimozione dell’impalcatura potrà essere ammirata in tutto il suo splendore.

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San Bartolomeo e l’Istria: il legame rivive in un murale

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Una storia disegnata su un muro. L’ultimo tassello dell’anno del progetto Link-urban art festival 2020 dell’Associazione True Quality in collaborazione con il Comune di Brescia, è l’opera d’arte realizzata nel quartiere San Bartolomeo da Luogo Comune.

Il giovane artista bolognese ha raccontato attraverso alcuni simboli la storia del quartiere bresciano nel quale hanno trovato casa alcuni esodati istriani. «Ho raccontato con immagini e metafore la leggenda di Bora – spiega l’artista – che narra di Bora figlia del dio Vento che uccise l’amato Tergesteo. Si racconta che le sue lacrime di dolore si sono trasformate in roccia, mentre Madre Natura trasformava il sangue di Tergesteo in alberi rossi. Morfologia e vegetazione che si ritrovano perfettamente nella penisola istriana, che si estende attraverso il Golfo di Trieste, le Alpi Giulie, le Alpi Dinariche e il Golfo del Quarnaro».

Tutto questo si lega al quartiere bresciano di San Bartolomeo, santo morto scuoiato e protettore dei macellai, dei conciatori e dei rilegatori: «Il rosso degli alberi in Istria è usato per tingere anche pelli e indumenti – continua Luogo Comune – e ho trovato in questo un ulteriore legame fra le due terre. Devo ringraziare il quartiere che mi ha accolto in questo momento difficile, soprattutto la signora Caterina che un pomeriggio ci ha portato una buonissima torta».

 

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Sostegno agli studenti: Rovigno stanzia 1,5 milioni

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Premiato il Museo storico e navale dell’Istria

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Rovigno. Conclusa la prima fase del restauro del Museo civico

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 Rovigno. Restauro Museo civico

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I rovignesi venerano la loro santa patrona

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La fonte del suo martirio è contenuta nei “Fasti Vindobonenses priores” dove si cita la data esatta in cui morì Santa Eufemia: “Diocletiano VII et Maximiano V. His cons. ecclesiae demolitae sunt et libri dominici combusti sunt et passa est sancta Eufemia XVI kal. octobris”. Appunto, il 16 settembre del 303; e il 16 settembre è la data in cui si ricorda ogni anno ovunque e a Rovigno, città che custodisce le sue reliquie nella chiesa di San Giorgio e Santa Eufemia sul colle della città. Fu il concilio di Calcedonia a diffondere ampiamente sia il culto che le notizie sulla santa.

Ma al di là di queste considerazioni tra leggenda e storia, i rovignesi venerano con grande passione la loro santa patrona. La comunità si ricompatta nell’ora della messa e durante tutta la giornata. Anche quest’anno, se non fisicamente certamente nello spirito, la comunità ha cercato di onorare in vario modo la ricorrenza tenendosi stretta.

Il sarcofago di Santa Eufemia

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La Famiglia (Famia Ruvignisa) che è parte dell’Unione degli Istriani di Trieste, guidata da Gabriele Bosazzi, ha dovuto rinunciare al tradizionale raduno a Rovigno a causa delle misure imposte dalla pandemia. Nonostante ciò un gruppo rappresentativo si è dato convegno al Villaggio del pescatore per la messa ed il pranzo conviviale. Una trentina di partecipanti, del gruppo di rovignesi che vivono a Trieste e dintorni ma anche alcuni giunti dal Veneto e dal Lazio, mentre messaggi da ogni dove sono giunti via Internet, in particolare quello della Comunità degli Italiani, la cui presidente Roberta Ugrin si è detta “vicina ai rovignesi ovunque si trovino in questa giornata che ci accomuna”.  

L’importanza delle tradizioni – Bosazzi ha ricordato l’importanza dell’incontro e del mantenimento delle tradizioni che sono d’ispirazione per gli esuli di prima generazione e per i loro figli. Ne sono testimonianza le telefonate in diretta per far sentire a figli e nipoti i canti che i rovignesi hanno intonato a fine pranzo, a iniziare dalla “Viecia batana…” e ripercorrendo un repertorio che salda le diverse generazioni e le diverse esperienze. Non è mancata la lettura di poesie in vernacolo dell’eccezionale Tullio Svettini, tratte dalle sillogi di Bepi Nider e di Biagio Marin, con la promessa di portare in scena nel 2021 uno spettacolo ispirato alle tradizioni istroromanze, da rappresentare a Grado e a Rovigno “Covid permettendo”. Nel nome della poesia anche altri interventi che hanno commosso gli astanti, parole dettate dal forte amore per la terra d’origine o d’origine della “suocera” con i commenti compiaciuti delle suocere presenti.

Una festa tra amici, rammaricati per le tante assenze, negli ultimi anni c’era grande attesa per il pullman da Genova e da Torino di cui si è sentita la mancanza mentre continuavano a fioccare i messaggi al Presidente che ha omaggiato i presenti del libro di Bruno Carra Nascimbeni “Istria addio, ricordi e pensieri di un esule istriano” che l’autore dedica alla famiglia e “a tutti i rovignesi”.

Calore, affetto, voglia di condivisione anche sulle tematiche più scottanti – vedi incontro dei Presidenti e necessità di omaggiare le foibe in Istria con iniziative condivise -, a riprova che il bisogno di dialogo è necessario e fondamentale per sgombrare il campo da ogni dubbio, per cercare di costruire insieme un percorso. Nell’aria anche il desiderio di appuntamenti allargati alle altre realtà delle Famiglie, come sottolineato dalla presidente della Famiglia parentina, Nevia Gregorovich, che ha voluto rendere omaggio con la sua presenza all’importante giornata.

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Museo di Rovigno: sotto l’intonaco la patrona Sant’Eufemia

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Alcuni giorni prima della festa patronale di Sant’Eufemia, nell’ambito dei lavori di restauro della sede Museo civico di Rovigno, sul soffitto della sala al secondo piano, quella con il balcone, è stata riportata alla luce una parte di un dipinto a secco raffigurante la Santa patrona. “Per il momento è stata ispezionata soltanto una parte del soffitto, ma quando continueremo con le ricerche, sono convinta che le scoperte saranno ancora più sorprendenti”, ha dichiarato la direttrice del Museo civico rovignese, Tajana Ujčić, nel presentare i primi risultati della ricerca nel giorno della festa patronale al sindaco, Marko Paliaga, al presidente del Consiglio cittadino, Valerio Drandić, al parroco della Parrocchia di Sant’Eufemia, mons. Vilim Grbac, al vescovo emerito della Diocesi di Parenzo e Pola, mons. Ivan Milovan e agli altri sacerdoti che hanno celebrato le Sante messe in occasione della festività. La direttrice ha ricordato che già lo scorso anno al secondo piano della sede del Museo civico, un tempo piano nobile, sotto gli intonaci erano emersi degli interessanti dipinti a secco e arabesche, che raccontano la storia di Palazzo Califfi, edificio barocco che fu dimora dell’omonima famiglia zaratina trasferitasi a Rovigno verso la metà del XVII secolo.
Le operazioni di sondaggio vengono effettuate sotto la guida di Toni Šaina, dell’Istituto nazionale di restauro, esperto di dipinti murali e mosaici. I lavori vengono eseguiti grazie a un sostegno del Ministero della Cultura di 80mila kune. Iniziati il 7 settembre, dovrebbero concludersi il 2 ottobre, per riprendere nel 2021. I particolari dei ritrovamenti saranno resi noti alla conclusione della presente fase d’intervento.
La direttrice del Museo civico ha tenuto inoltre a rilevare che nella ricorrenza patronale l’istituzione ha decorato il balcone, quello della stanza in cui sono state trovate le tracce del dipinto della Santa, così come si usava un tempo per Sant’Eufemia, quando la città diventava meta di numerosi pellegrini, mentre l’ingresso nel Museo civico era gratuito.

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Rovigno. Al Teatro «Gandusio» una comoda balconata

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24 settembre 2020 – Sono stati portati a termine questa settimana i lavori di ristrutturazione della balconata del Teatro cittadino “Antonio Gandusio” di Rovigno, che hanno compreso il rinnovo della pavimentazione in legno e la collocazione delle nuove sedie. Per rendere l’ambiente più comodo e accogliente, il numero dei posti a sedere e stato ridotto. In tutto ne sono state sistemate 60, dello stesso modello scelto per il parterre, che offrono un maggiore comfort, agevolando al contempo il passaggio tra le file. ll costo complessivo dei lavori ammonta a 84.590 kune e i mezzi sono stati assicurati nel Bilancio cittadino
Riassettata negli anni scorsi la facciata e sostituite le vecchie sedie della platea con delle nuove, in futuro sono previsti ulteriori investimenti per valorizzare quest’edificio storico, nonché centro culturale cittadino.

L’edificio del Teatro “Gandusio” risale al 1854, e si deve all’iniziativa dell’allora sindaco Nicolò de Califfi, che s’impegnò pure per il progetto. Inizialmente fu denominato Arupineum e Rubineum (dagli antichi nomi della località Arupinum e Rubinum), per poi diventare semplicemente Teatro cittadino. Da quasi cent’anni, e precisamente dal 1923, porta invece il nome di Antonio Gandusio, uno dei più famosi attori brillanti del teatro novecentesco, nato a Rovigno nel 1873 e scomparso a Milano nel 1951. Oltre che a ospitare rappresentazioni teatrali e spettacoli, il “Gandusio” oggi è adibito pure a sala cinematografica, ospitando inoltre vari incontri, conferenze ed eventi culturali.

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Buie, Umago e Rovigno. Parola d’ordine: organizzazione

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