Trieste. Esuli, restyling del Magazzino 18

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Cent’anni fa le truppe italiane aprirono il fuoco su i legionari Fiumani, inizia il Natale di sangue, finisce l’esperienza Fiumana…

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Dopo più di un anno la “Reggenza del Carnaro” finisce sotto i colpi dell’esercito italiano, i Legionari e D’Annunzio sono sloggiati da Fiume…

La guerra è ormai finita da tempo, ma l’Italia, dopo 4 durissimi anni di battaglie, dopo un milione di caduti tra soldati e civili, dopo aver trionfato gloriosamente a Vittorio Veneto, non si vede riconosciuta appieno la vittoria.
Si, perché Istria, Fiume e Dalmazia, territori a maggioranza o comunque a forte presenza italiana, vengono concessi ai popoli slavi dai trattati di pace.
La rabbia è enorme, la figura pessima, il governo imbelle.
Succede così che sotto il comando e la guida di Gabriele D’Annunzio, poeta, combattente, eroe romantico e uno dei più grandi italiani di tutti i tempi, 2600 uomini del Regio Esercito Italiano marciano su Fiume, città simbolica perché a grande maggioranza italiana e vi entrano, senza resistenza, tra la folla festante.
Nasce da questa “Santa Entrata” la Reggenza Italiana del Carnaro durante la quale, tra le altre cose, viene scritta una delle costituzioni piú all’avanguardia dell’epoca, nella quale è concesso il diritto di voto alle donne per la prima volta su suolo italiano.
Il sogno dura per più di un anno.
Dopo una resistenza eroica, il 31 Dicembre 1920, D’Annunzio è costretto a firmare la resa e accettare il trattato di Rapallo.
L’esperienza fu causa scatenante per due eventi.
Da una parte, in essa, iniziano a germogliare quei semi che porteranno alla presa di potere del fascismo che nel 1924 riporterà in Italia la città dell’impresa dannunziana, dall’altra, il sacrificio per la patria di quegli eroi, rimarrà indelebile per generazioni a ricordare cosa è possibile fare in nome della propria terra.
Ancora oggi, 100 anni dopo, anche se di nuovo in mano straniera, Viva Fiume Italiana!

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Dialetto fiumano: su Zoom si è entrati nel vivo

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articolo: https://lavoce.hr/cultura-e-spettacoli/dialetto-fiumano-su-zoom-si-e-entrati-nel-vivo

 

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D’Annunzio e Fiume: poesia e ricerca storica

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articolo: https://lavoce.hr/cultura-e-spettacoli/dannunzio-e-fiume-poesia-e-ricerca-storica

La conferenza online organizzata dalla Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, dedicata all’impresa del capoluogo quarnerino, ha visto la partecipazione di numerosi storici e accademici italiani
La sfilata del 20 settembre 1920
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La Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati insieme ad altre associazioni culturali ed istituzioni di ricerca ha organizzato la conferenza online intitolata “D’Annunzio e Fiume a 100 anni dall’impresa: un laboratorio di idee ed utopie”. L’incontro virtuale si è potuto seguire sia su Facebook, con una diretta dalla pagina LimesClub Verona, che su Youtube, dal canale del LimesClub Verona.

Moderatore dell’incontro è stato l’avvocato Mattia Magrassi, presidente del LimesClub Verona, mentre è intervenuto, eseguendo alcune letture, Paolo Valerio, direttore del Teatro Stabile di Verona, tra cui un brano di Tommaso Marinetti dei momenti precedenti all’impresa di Fiume, un brano del “Poema di Fiume”, il discorso di D’Annunzio a Fiume del 12 settembre 1919, nel quale cita la celebre frase “Fiume è come un faro luminoso che splende in mezzo ad un mare di abiezione”, il discorso del 24 dicembre 1920 in cui d’Annunzio afferma: “Il delitto è consumato. Le truppe regie hanno dato a Fiume il Natale funebre. Nella notte trasportiamo sulle barelle i nostri feriti e i nostri morti. Resistiamo disperatamente, uno contro dieci, uno contro venti” e il testo d’apertura della Carta del Carnaro.
Nel corso del seminario sono stati presentati tre volumi freschi di stampa: di Giuseppe de Vergottini, “La Costituzione secondo D’Annunzio”, Luni, Milano 2020; Davide Rossi (a cura di), “La città di vita cento anni dopo. Fiume, D’Annunzio e il lungo Novecento adriatico”, Wolters Kluwer Cedam, Padova 2020; Emanuele Merlino (a cura di) e “La sola ragione di vivere. D’Annunzio, la Carta del Carnaro e l’esercito liberatore”, Passaggio al Bosco, Firenze 2020. continua a leggere

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Gli italiani di Dalmazia e il Trattato di Rapallo

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A Milano il monumento in ricordo dei martiri di tutte le foibe….

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A Milano il monumento in ricordo dei martiri di tutte le foibe e dell’esodo giuliano-dalmata

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articolo: https://milano.repubblica.it/cronaca/2020/10/10/foto/foibe_stele_della_memoria_milano-270093633/1/#1

Alla presenza anche dei sindaci di Trieste, Roberto Di Piazza, e Gorizia, Rodolfo Ziberna, insieme a quello di Milano Beppe Sala, è stato inaugurato il monumento per le vittime delle foibe in piazza della Repubblica. “È l’omaggio che la città finalmente rende a queste vittime – ha detto Sala – Sulla stele che emerge da una roccia, sistemata nei giardinetti di PUna testimonianza della volontà di mantenere viva memoria e rispetto: tutta Milano è qui oggi e forse ci è voluto troppo tempo per questo monumento”.  Sulla stele che emerge da una roccia, sistemata nei giardinetti di Piazza della Repubblica (una tempo, come ha ricordato Sala, denominata piazza Fiume) c’è scritto  ‘a perenne memoria dei martiri delle foibe, degli scomparsi senza ritorno e dei 350mila esuli dalla Venezia Giulia, dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia 1943-1945‘. All’inaugurazione tante associazioni, come quella Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, le Comunità istriane e di Fiume. Presenti anche ex esuli e parenti delle vittime delle foibe. All’inaugurazione anche Rosita Missoni, vedova di Ottavio, esule della Dalmazia. Il monumento, che che intende ricordare una tragedia riconosciuta dal Presidente della Repubblica, è stato donato al Comune di Milano dal Comitato Pro – monumento, con il generoso contributo di Fondazione Bracco, ed è stata progettata dall’esule istriano Piero Tatricchio. L’Amministrazione ha contribuito attivamente alla realizzazione dell’intervento realizzando il basamento dell’opera, provvedendo al suo trasporto dal laboratorio e alla sua allocazione in piazza della Repubblica. La struttura è composta da due blocchi di pietra inseriti uno sull’altro, per un’altezza complessiva di 4 metri e raffigura un uomo in fondo a una foiba, immagine simbolo della sofferenza e del martirio di migliaia di vittime dei tragici accadimenti avvenuti tra il 1943 e il 1954. L’epigrafe riporta la scritta “A perenne memoria dei martiri delle foibe, degli scomparsi senza ritorno e dei 350.000 esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia”.131109995-4acf231b-8435-464d-98d7-63dc363c765d

https://www.facebook.com/UnioneIstriani/videos/1057950577982479

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L’esodo giuliano-dalmata alla Mostra di Venezia

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articolo: https://lavoce.hr/cultura-e-spettacoli/lesodo-giuliano-dalmata-alla-mostra-di-venezia

È uno dei rari film che tratta la travagliata pagina di storia dell’esodo giuliano-dalmata, della frattura subentrata all’indomani della Seconda guerra mondiale e del trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, che decretò il passaggio dell’Istria alla Jugoslavia. Quasi contemporaneo a quegli eventi, unendo sapientemente storia e finzione, “La città dolente” di Mario Bonnard segue le vicende di Berto (interpretato da Luigi Tosi), un operaio italiano di Pola, che pagherà a caro prezzo la scelta di restare a Pola, allettato dalle promesse del regime jugoslavo a Pola. Una decisione controcorrente rispetto alla stragrande maggioranza dei suoi concittadini, oltre 30mila “polesani” che hanno scelto la strada dell’esilio, compresa sua moglie e il figlioletto. Berto ben presto scoprirà, con amarezza, che era stata solo una grande illusione. Per aver manifestato apertamente il suo dissenso nei confronti del nuovo sistema, sarà arrestato e inviato in un campo di concentramento per essere “rieducato”. Riuscirà a fuggire e cercherà di dirigersi in barca verso l’Italia, ma le guardie di frontiera lo uccideranno con una raffica di mitragliatrice.
A distanza di oltre settant’anni, resta la pellicola più significativa su quest’argomento. Prestigiosi i nomi che affiancarono Bonnard nella realizzazione, da Anton Giulio Majano, Aldo De Benedetti, Federico Fellini, che collaborarono alla sceneggiatura, a Tonino Delli Colli, autore della fotografia. Nel cast, nel ruolo di una funzionaria del partito di Tito, anche l’attrice americana Constance Dowling, di cui era innamorato Cesare Pavese che, dopo essere stato abbandonato da lei, si suicidò nel 1950. Un film che si è visto poco quando è uscito, classificato come “adulti con riserva”. continua a leggere
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Umago ricorda la tragedia del «San Marco» e le sue vittime

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Campo di prigionia Kampor. Milanović e Pahor: «Non dimenticare»

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I Presidenti di Croazia e Slovenia nella ricorrenza della liberazione degli internati nel campo di concentramento allestito durante la Seconda guerra mondiale dai fascisti sull’isola di Arbe

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La tragedia di Vergarolla sullo schermo dell’Arena

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Sarà il film “Mare” di Andrea Štaka a inaugurare la 67ª edizione del festival cinematografico di Pola, in programma dal 29 agosto al 4 settembre (salvo un ulteriore slittamento dell’ultima ora, dettato pure questo dalla ripresa dell’epidemia da coronavirus, come capitato a fine luglio, quando la kermesse è tradizionalmente in calendario). Sedici le opere in lizza per l’Arena d’oro (il programma completo si trova sul sito www.pulafilmfestival.hr, anche se a oggi non è disponibile la versione italiana), con 21 film studenteschi, una ventina di documentari nella sezione Pola corta, che vanta tre première assolute, tra cui il lavoro di Arsen Oremović, che parla della strage che diede il via all’esodo in massa da Pola. Il documentario, dal titolo “Mine na plaži – Vergarola” (Mine in spiaggia – Vergarolla), della durata complessiva di 52 minuti, nasce all’interno del secondo ciclo di “Sciagure”, serial prodotto per la Radiotelevisione croata (Hrt) e dopo la prima “mondiale” polese, sarà trasmesso anche sui piccoli schermi.
Ricordiamo, erano passate da poco le ore 14 del 18 agosto 1946 quando una fortissima deflagrazione scosse Pola, sulla spiaggia di Vergarolla, dove una manifestazione sportiva aveva attirato sul luogo qualche centinaio di “polesani”, in buona parte giovani e famiglie. Saltarono in aria 28 mine di profondità, ammassate sull’arenile per un totale di 9 tonnellate di tritolo, materiale bellico apparentemente disinnescato. Due giorni dopo, 64 salme identificate saranno composte nelle bare. Ogni anno a Pola, in concomitanza con il 18 agosto, la città rende omaggio alle vittime. Finora l’argomento è stato trattato soprattutto da una parte della storiografia italiana, oltre che dalla comunità degli esuli. Il pubblico, oltre i confini dell’Istria e della Venezia-Giulia, continua a ignorare Vergarolla. Ora, una platea molto vasta e variegata in Croazia (e non solo) prenderà coscienza, per la prima volta, dell’eccidio che spinse la maggior parte della popolazione della città all’esodo.
doveroso ricordare    continua a leggere

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La colonna di fumo generata dall’esplosione ripresa a distanza

Strage di Vergarolla   –   https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Vergarolla

La strage di Vergarolla, conosciuta anche come strage di Vergarola     (in croato  Eksplozija na Vergaroli), fu causata dall’esplosione di materiale bellico[1], avvenuta il 18 agosto 1946 sulla spiaggia di Vergarolla a Pola. L’esplosione provocò la morte accertata di 65 persone. In quel periodo l’Istria era rivendicata dalla Jugoslavia di Tito, che l’aveva occupata fin dal maggio 1945. Pola invece era amministrata a nome e per conto degli Alleati dalle truppe britanniche, ed era quindi l’unica parte dell’Istria al di fuori del controllo jugoslavo. 

Le responsabilità dell’esplosione, la dinamica e perfino il numero delle vittime sono tuttora fonte di accesi dibattiti. L’inchiesta delle autorità inglesi stabilì che gli ordigni furono deliberatamente fatti esplodere da persona o persone sconosciute“. continua a leggere

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